Bobolicragg




E' noto che l'arte inglese vanta nel nostro secolo innumerevoli casi di tradizione di eccellente e notevole scultura, che inaugurata da Henry Moore è continuata ininterrottamente fino a comprendere alcuni fra maggiori protagonisti dell'arte. , ricordando Kapoor, Deacon ed altri. L'attuale mostra progettata da Eike D. Schmidt, Chiara Toti e Jon Wood, presenta alcune opere che l'artista ha prodotto fra il 1997 e il 2018, evidenziandone la crescita e l'evoluzione del linguaggio. Tony Cragg nato a Liverpool nel 1949 ma residente ora  in Germania a  Wuppertal dove insegna dal 1977  all'Accademia di Dusseldorf ; nella sua carriera si è anche industriato nella "strategia" del recupero dell'oggetto industriale. In una famosa mostra eseguita a Trento nel 1994, lo vediamo esibirsi in puro stile Dadaista con la pratica dell'assembramento di vari oggetti per crearne di nuovi e di diversa valenza estetica. Tra il 1969 e il 1977 studia al Gloucestershire College of Art a Cheltenham, alla Wimbledon School of Art e al Royal College of Art di Londra.                                            
                                                                                    Dopo il trasferimento in Germania
 arrivano le sue prime personali presso la Lisson Gallery di Londra, la Lutzowstrasse Situation di Berlino e la Kunstlerhaus Weidenallee di AmburgoNell'epoca del Minimalismo, dell'Arte concettuale e dell'Arte povera, Cragg diventa uno dei protagonisti del rinnovamento della scultura. Ne estende i confini, proprio come Carl Andre, Richard Long e Bruce Nauman, ad esempio, andando a introdurre nuovi materiali e nuove tecniche: nel tentativo di adattare gli elementi del suo lavoro al mondo che lo circonda, le sue 


prime sculture sono in plastica o in materiali di recupero 
o grezzi. 
Cragg ritiene che l'arte si differenzi tra quella che si esprime sulla base di un certo idealismo (come nel caso di Constantin Brancusi, Alberto Giacometti, Andy Warhol) e quella creata in base all'istinto, nel suo relazionarsi con il mondo (come nel caso di Edgar Degas, Medardo Rosso, Joseph Beuys). Negli anni ottanta Cragg risente dell'influenza di scienziati e filosofi, da Isaac Newton ad Alain Prochiantz. Inizia a creare sculture in legno che rievocano vuoi l'architettura tipica della regione dei fiordi norvegesi vuoi strumentazioni da laboratorio ingrandite. Partecipa a Documenta, Kassel, nel 1982 e nel 1987, rappresenta la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 1988, e nello stesso anno in cui riceve il Turner Prize. Oggi Cragg si presenta come un amante della pietra dura , del marmo , dei colori della materia fluidamente modellata, del metallo. Le sue opere al giardino di Boboli  richiamano il . naturalismo delle grotte artificiali delle opere del Buontalenti e del Giambologna, esprimendo la natura primordiale della sua ispirazione . Ha scartato negli anni i materiali post-industriali e l'arte povera , componendo solo oggetti monovolume, senza aggregazioni o ibridi, e generando una famiglia di forme fluttuanti e vertiginose, surreali.

Abbandonate le "visioni" dell'arte povera, i suoi elementi sono animali, insetti a grandezza superlativa, di colori esaltanti. Un visionario accompagna il giardino di Boboli nel percorso delle fenomenologie naturali, attraverso forme, materiali e colori veramente sorprendenti.

  fino al 27 ottobre al Giardino di Boboli (Firenze)

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