L'Aquila simbolo della perdita dell'innocenza



A L'Aquila il 5 maggio si sono riuniti gli storici dell'arte, con la collaborazione di Salvatore Settis e di Tomaso Montanari, si è realizzato il miracolo. La marcia di chi ha impiegato la propria vita per passione alla tutela dei beni culturali, spesso non pagato e troppo spesso non riconosciuto, ha avuto domenica il suo momento di gloria e di soddisfazione. Uniti come mai si era riuscito a fare da un unico proposito : quello di dimostrare che L'Aquila non è stata dimenticata e che è ben presente nella memoria e nella quotidianità di molte e molte persone consapevoli della sua rilevanza culturale e storica. Un monito, chi vuole capire capisca, che non ha precedenti e che è quel segno che ravvede su una coscienza comune di impellente necessità: i beni culturali sono di tutti.  Un discorso molto toccante sulla nostra situazione di degrado e progressivo abbandono dei beni storico-artistici,dopo le denunce di appropriazione indebita e furto della biblioteca dei  Girolamini, alcune denunce sulle quali si potrebbero scrivere montagne di libri-accusa. Un titolo potente come " Le Pietre e il Popolo" che Montanari ha di recente pubblicato invoca alla demercificazione dei beni che vengono ridotti a poli di attrazione decontestualizzati e dunque impoveriti della loro valenza culturale. Una denuncia all'amministrazione Renzi che ha mercificato gli Uffizi e nell'incapacità di capire il valore sostanziale dei beni da lui gestiti ha pensato di renderli vendibili moralmente, "a cassette" come la frutta. Per una giusta valorizzazione oculata e di qualità, la marcia dell'Aquila potrebbe essere la prima di molte altre.

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