Manifestare perchè l'acqua non sia un debito

Manifestazione Nazionale del 26 Novembre 2011 a Roma
ore 14 – Piazza della Repubblica

Abbiamo occupato il 14 giugno, il giorno dopo la vittoria dei referendum. L’acqua come la cultura, abbiamo detto da subito. E dunque la necessità di ripensare le nostre vite secondo i principi cooperativi dei beni comuni, della riappropriazione di spazi e ricchezze, del governo diretto ci è apparsa subito evidente. A noi, che questo teatro abbiamo occupato fisicamente, e al noi che questa occupazione continua a generare, un noi plurale e fatti di molti diversi, di saperi,  di condivisione, di scelte artistiche e di pensiero politico in opera.
Invitiamo tutti a schierarsi e agire. Per moltiplicare la riappropriazione di beni comuni, che sono tali solo nelle lotte che li fanno emergere, per mettere in crisi il sistema politico ed economico che genera la crisi e vuole farcela pagare, per un futuro sostenibile che abbiamo il dovere di ricostruire da subito, insieme, trovando soluzioni condivise, riscrivendo le leggi che regolano la vita e gli scambi tra individui, e tra gli individui e l’ambiente.
Per la prima volta in Italia si applica il concetto giuridico di bene comune a un oggetto culturale: non ad una risorsa naturale, né al sapere in senso lato, bensì ad un teatro. Con questa esperienza iniziamo a prefigurare una diversa modalità di costruire istituzioni da basso, di rispondere alla privatizzazione selvaggia con un’organizzazione sociale realmente orizzontale, espressione di processi di riappropriazione quanto mai necessari. Il bene comune nasce dal basso e dalla partecipazione attiva e diretta della cittadinanza. Il bene comune si auto-organizza per definizione e difende la propria autonomia sia dall’interesse proprietario privato sia dalle istituzioni pubbliche che governano con logiche privatistiche e autoritarie i beni pubblici.
Le nostre lotte sono lotte di resistenza e insieme processi costituenti che praticano da subito forme di autogoverno.
Intraprendendo un percorso costituente per il pieno riconoscimento giuridico del Teatro Valle di Roma come Bene Comune, affermiamo come bene comune tutto ciò che si manifesta attraverso l’agire condiviso quale frutto di relazioni sociali tra pari e fonte inesauribile di innovazioni e creatività. In questo siamo idealmente collegati a tutte le altre comunità in lotta per i beni comuni. Immaginiamo per un mondo nuovo istituzioni nuove, partecipate, ecologiche, autorevoli, rispettose della creatività di tutti, che siano capaci finalmente di opporsi all’interesse privato e all’accumulo senza fine.
In Italia, e a Roma in particolare, è il momento di una disobbedienza civile e radicale che violi i divieti e le restrizioni di spazi pubblici, fisici e politici, imposti dall’amministrazione comunale. Che sappia riprendersi questi spazi e trasformarli in potenza affermativa: dei nostri diritti, della democrazia diretta, di una vita basata sui bisogni e sui desideri e non sui diktat di una finanza oligarchica e disumana.

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